Nel panorama della preparazione mentale applicata allo sport, le figure del mental coach e dello psicologo dello sport rivestono un ruolo sempre più centrale nel supporto agli atleti.
Sebbene entrambe operino nell’ambito della performance mentale, le due professioni si distinguono per formazione, competenze e ambiti d’intervento. Una corretta comprensione delle differenze è fondamentale per scegliere il giusto supporto in base alle proprie esigenze.
Definizioni e settori di attività
Il mental coach è un professionista che si occupa dello sviluppo del potenziale individuale, della motivazione, della gestione degli obiettivi e della comunicazione efficace. Il suo intervento è mirato al miglioramento della performance attraverso tecniche motivazionali e strumenti di coaching, senza entrare in ambiti clinici o terapeutici.
Lo psicologo dello sport, invece, è un laureato in psicologia iscritto all’Ordine degli Psicologi, specializzato nell’applicazione dei principi psicologici al contesto sportivo. Oltre al lavoro sulla performance, è formato per affrontare anche tematiche emotive, relazionali e, in alcuni casi, disturbi psicologici legati all’attività sportiva.
Percorsi formativi
Il percorso per diventare mental coach non è regolamentato da un albo professionale. Esistono corsi privati, master e certificazioni che forniscono competenze di coaching, programmazione neuro-linguistica (PNL), comunicazione e motivazione. Tuttavia, non è obbligatoria una laurea specifica.
Diversamente, lo psicologo dello sport deve aver conseguito una laurea magistrale in Psicologia, svolto un tirocinio professionalizzante, superato l’esame di Stato e iscritto all’Ordine degli Psicologi. Successivamente può specializzarsi in psicologia dello sport attraverso corsi post-laurea o master universitari riconosciuti. Si può trovare un corso sulla materia anche tra i master universitari di psicologia, con l’obiettivo di preparare i professionisti ad interventi personalizzati rivolti ad atleti, staff, società e famiglie.
Contesti in cui operano
Entrambi i professionisti possono lavorare con sportivi di ogni livello, dagli atleti amatoriali ai professionisti. Il mental coach è spesso richiesto da atleti che desiderano aumentare la fiducia in sé, migliorare la concentrazione o superare ostacoli motivazionali e spesso sono il punto di partenza per grandi traguardi degli sportivi, come nel caso del recente successo di Francesco Passaro contro il numero 15 al mondo Grigor Dimitrov, agli Internazionali a Roma. Un professionista del genere lavora anche con team, manager sportivi o in contesti extrasportivi come l’ambito aziendale.
Lo psicologo dello sport interviene in contesti più ampi: segue atleti singoli, squadre, allenatori e famiglie. Il suo contributo può riguardare la gestione dello stress da prestazione, la prevenzione del burnout, il recupero da infortuni e il supporto emotivo in fasi critiche della carriera sportiva.
Limiti normativi e competenze psicologiche
Un aspetto cruciale riguarda i limiti professionali dal momento che solo lo psicologo dello sport può effettuare diagnosi psicologiche, intervenire su disturbi emotivi e offrire supporto clinico. Il mental coach non può, per legge, operare in ambito terapeutico o affrontare problematiche psicologiche complesse.
Questa differenza si coglie anche dall’iscrizione all’Ordine degli Psicologi del primo, che garantisce allo psicologo sportivo una preparazione scientifica e un codice deontologico, elementi che tutelano l’atleta anche da un punto di vista etico e legale. Il mental coach, non essendo soggetto ad obblighi simili, opera su un piano di consulenza motivazionale, senza interferire con la sfera clinica.
Approccio e tecniche di lavoro
Nel lavoro sul campo, il mental coach utilizza strumenti di coaching, visualizzazione, tecniche di concentrazione, goal setting e comunicazione efficace. Il suo obiettivo è potenziare l’autoefficacia dell’atleta, rinforzare la motivazione e aiutare a gestire la pressione nelle competizioni.
Lo psicologo dello sport combina tecniche cognitive, comportamentali e relazionali. Lavora su autostima, gestione delle emozioni, pensieri disfunzionali, coesione di squadra e relazione con l’ambiente sportivo. Può collaborare con tecnici e allenatori per sviluppare programmi integrati di preparazione mentale e benessere psicologico.